lunedì 24 dicembre 2018

Andrea Peruzzi

Andrea Peruzzi era un bambino a dir poco disobbediente. Non ascoltava mai i buoni consigli, a scuola era piuttosto svogliato e, quando ne aveva l’occasione, si divertiva a tormentare il gatto del vicino facendo scoppiare grossi petardi accanto alla cesta in cui riposava. Andrea Peruzzi era infatti un bambino talmente disobbediente che non si stancava mai di disobbedire, nemmeno durante le feste e, particolarmente, a Natale.
Era la vigilia di Natale e Andrea Peruzzi non dormiva. Le tende della sua cameretta, di un bel blu pervinca, erano state tirate di lato e fermate con grossi pezzi di nastro adesivo. Le luci erano state tutte spente, così, attraverso i vetri, filtravano quelle della strada e si poteva vedere il cielo grigio e la neve scendere agitata dal vento. Il barlume dei lampioni illuminava a sprazzi la trapunta del letto dove leoni e zebre, tigri ed elefanti, ippopotami, caribù e giraffe giocavano a rincorrersi tra le cuciture.
Seduto sul letto, Andrea Peruzzi aspettava Babbo Natale. Un cavallino di legno osservava curioso le nuvole, dondolando accanto a una grande cesta piena di peluche. Dentro la cesta, un lungo serpente di stoffa ispezionava il cielo con i suoi occhi di bottone. Ma, per il momento, di Babbo Natale e della sua slitta non c’era traccia nel cielo. La neve fioccava, brillando alla luce dei lampioni e davanti alle finestre illuminate, e imbiancava le strade, gli alberi e le auto parcheggiate.
Anche gli altri giocattoli, sparpagliati qua e là nella stanza, non dormivano. Un robot a pile se ne stava sull’attenti accanto alla porta. C'erano diverse macchinine, un vascello pirata con i cannoni di plastica carichi e dal soffitto pendeva una lampada a forma di mappamondo che faceva la guardia roteando. Sugli scaffali alcuni libri bisbigliavano eccitati mentre un orsacchiotto giallo, che poco prima era stato scaraventato in cima all'armadio, tratteneva il fiato preoccupato. E c’era una ragione. A nessun bambino infatti è permesso restare sveglio la notte di Natale. 
Ma Andrea Peruzzi era, come ho detto, un bambino molto disobbediente. Così, quando i campanelli della slitta di Babbo Natale tintinnarono e gli zoccoli delle sue renne tamburellarono nella notte come tante dita alla porta di casa, Andrea Peruzzi ricevette la punizione che non si aspettava.
Prima sentì i capelli diventare spessi come fili di lana, poi i piedi e le braccia si fecero molli come la gommapiuma. Quando anche gli occhi si trasformarono in due minuscoli bottoni, Andrea Peruzzi era diventato un piccolo bambolotto di stoffa.
“Aiuto” avrebbe voluto gridare il bambolotto di stoffa, ma ormai al posto della bocca aveva solo un filo di lana rossa.
Il bambolotto di stoffa fu raccolto da Babbo Natale che lo infilò distrattamente nel sacco insieme agli altri balocchi. 
Dopo quella sera, nessuno rivide più Andrea Peruzzi. I suoi genitori lo piansero per qualche settimana, i suoi compagni di scuola invece lo dimenticarono dopo un giorno. Il gatto del vicino fu il più soddisfatto di tutti: trascorse indisturbato il restante inverno al caldo nella cesta, sonnecchiando e rosicchiando pigramente il nuovo giocattolo ricevuto per Natale, un piccolo bambolotto di stoffa.

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